La massima della settimana...

L'amore è come il raffreddore...
...prima o poi si finisce a letto!

La foto della settimana

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giovedì 31 maggio 2007

La casa di Sean (1°racconto...)

Non l'avete mai vista, vero?! Sembrerà strano, ma sono sicuro che ci siete passati davanti talmente tente volte....eppure non l'avete mai vista....non avete mai notato quel vialetto ghiaioso, non vi siete mai soffermati a guardare quella parete gialla ricoperta di edera rampicante, né avete mai perso cinque minuti nell'ammirare quella stupenda casetta sull'albero...sì, su quella grossa quercia...

Non mi stupisce, cari lettori: nemmeno io, in 20 anni vissuti a Dickson Lane, avevo mai notato la casa dei McAlison. Non perché fosse brutta, anzi...la pace e la tranqullità che promanavano da quelle mura erano in netto contrasto con la frenetica agitazione e la fretta di quei giorni...già, dei giorni dell'Adunata.
E allora perché, si chiederanno i lettori meno accorti, o comunque quelli che meno conoscono le vicende che nel 1996 conivolsero il paesino di Wisdom Fall in quello che sarà ricordato per sempre come "Il Maggio della Sirena" - perché, dicevo - quella casa era così anonima?

Per capirlo devo prima raccontarvi chi era Sean McAlison, e perché aveva eletto a suo Quartier Generale proprio il nostro paese: Sean era un Allertato (non preoccupatevi, presto capirete di cosa sto parlando), e come tutti quelli della sua "stirpe" la sua vita era una continua ricerca del Male, ma di quello vero, quello che Uccide...i suoi 37 anni non lo rendevano meno saggio di un vecchio filosofo, la sua esperienza era superiore a quella di qualunque navigato militare, e il suo coraggio non temeva avversari...fino a quel 1°maggio di 11 anni fa, almeno.
Ma partiamo dall'inizio: nel 1959 la giovane Shirley O'Brien...

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma partiamo dall'inizio: nel 1959 la giovane Shirley O'Brien...
... la figlia del farmacista, abitava nella bella casa in fondo alla strada del quartiere spagnolo. Nel corso degli anni quella parte della città si era trasformata ed era diventato da ricco quartiere, a zona popolare, abitato prevalentemente da immigrati. Shirley, la bella ragazza dai lunghi capelli di platino, che aveva rubato il cuore a mezzo quartiere e fatto soffrire le pene d’amore all’altrà metà, aveva preso l'abitudine di incontrarsi furtivamente con un giovane garzone del fornaio, nel capanno degli attrezzi del padre. Shirley non aveva mai avuto ragazzi “ufficiali”, non perchè si vergognasse di loro o perché si ritenesse superiore, ma perchè il padre la sorvegliava costantemente e scacciava con violenza tutti i suoi pretendenti che si presentassero alla porta. Inoltre aveva dato disposizione alla servitù, che la ragazza uscisse solo con amiche fidate e sempre in compagnia dei fratelli. Ma Shirley O'Brien non era certo una di quelle ragazze che mancasse d'inventiva o che si arrendesse troppo presto e perdesse il proprio tempo a sospirare dalla finestra: Shirley sapeva che il capanno degli attrezzi era in una posizione strategica, posto nell’angolo ceco a ridosso della casa ma seminascosta dalla vegetazione e soprattutto facilmente accessibile dalla strada attraverso il cancelletto, se mai fosse rimasto inavvertitamente aperto. E quando Shirley lasciava cadere un bocciolo di rosa davanti all'entrata del forno, il pomeriggio, nella mezz'ora in cui la domestica si allontanava per andare a prendere i piccoli O’Brien a scuola, quel cancelletto era casualmente sempre aperto... (radici)

Anonimo ha detto...

Shirley era una ragazza che non passava mai inosservata. Persino la domenica mattina, in chiesa, i ragazzi distoglievano lo sguardo dall'altare quando lei entrava. Non passavano inosservati i suoi capelli, non passavano inosservati i suoi occhi, non passava inosservato il suo sorriso.
E, ovviamente, non avrebbe mai potuto passare inosservata la sua morte.

Aveva 17 anni quando il suo corpo fu trovato sul sentiero che da Wisdom Fall taglia i boschi verso Caledon. Il primo poliziotto che la trovò la credette semplicemente svenuta: Shirley giaceva su un fianco accanto a una vecchia quercia, gli occhi socchiusi come se dormisse. Quando la sollevò per rianimarla, vide la ferita al di sotto del collo.
Dalla mano della ragazza scivolò un bocciolo di rosa.

Unknown ha detto...

…Quella terribile giornata avrebbe per sempre tagliato Wisdom Fall fuori da tutto quello che si può identificare con “normale”, anche se gli abitanti del paese ancora non lo sapevano…purtroppo per loro…
Sicuramente quella morte suonò molto strana alle orecchie dell’ispettore McAlison, suonò così strana che la settimana dopo, dopo aver passato 6 giorni in un preoccupante e deprimente mutismo, che col (col senno di poi) sembrava gridare “Aiutatemi!!!”, si sparò in bocca, lasciando la giovane moglie, Amanda, sola col piccolo miracolo che portava in grembo…Fine di una storia, inizio di una nuova…così si dice in questi casi, vero?
Il 15 maggio 1959 venne al mondo il piccolo Sean, figlio di un padre morto e di una donna che avrebbe passato il resto della sua vita (non così lunga, purtroppo…) a chiedersi che cosa aveste visto quel giorno il marito, uomo tutto d’un pezzo e accecato dall’amore per lei e il piccolo che sarebbe nato, per arrivare a un gesto tanto estremo…per avere una risposta a questa domanda dovrete aspettare che vi racconti alcune delle cose che Sean iniziò a “sognare” quando crebbe un po’.
Ma torniamo a noi, visto che per ora queste informazioni sulle origini sono più che sufficienti per farci capire che se Sean divenne un uomo molto riservato, poco incline a racconti sul suo passato, e molto legato alla povera madre, il motivo era quanto meno comprensibile, se non anche valido…o sbaglio?
A questo punto il mio dovere è non lasciarvi prima di avervi raccontato cosa trasformò quel giovane e gracile ragazzo di provincia in un Allertato: dunque, credo che per non dilungarmi in noiose spiegazioni sui vari piani dell’esistenza, sulla natura bio-energetica dei Ritornanti, o per non raccontarvi per filo e per segno le storie dell’Altrodove (che tra l’altro, vi terrorizzerebbero forse più di quanto le vostre anime potrebbero sopportare…), dovrò semplice dirvi cosa accadde in una tiepida ma piovosa giornata di fine ottobre del 1979.
Quel giorno Sean, al ritorno da una noiosissima lezione di Politiche dell’Integrazione (strano, che mi ricordi il nome di un corso che, come tutta la sua carriera universitaria mai portata a termina, significò così poco nella sua vita…mah…), si fermò quasi per caso davanti a un roseto selvatico situato tra la Jefferson State University e casa sua; si fermò e iniziò a cantare, ma una canzone che non conosceva affatto...dove l’aveva sentita? Ma certo, poco per volta qualche ricordo iniziò ad affiorare alla sua mente, quella canzone la cantava spesso suo padre nei suoi sogni… dovete infatti sapere che Sean conosceva benissimo suo padre Malcolm, frequente compagnia di tutti i suoi sogni di bimbo.
Quel canto si fece sempre più insistente, e le parole iniziarono a sgorgare dalle sue labbra come un urlo liberatorio:

Dai giorni di Shel ‘lsin, il fuoco mi chiama
Dal sonno dell’Abisso, il mio corpo ritorna
Cerca il tuo Shynt, urla il mio nome
Dai al tuo sonno un solo risveglio

In quel preciso momento, il bocciolo di rosa secco che Sean teneva in tasca, in un piccolo portagioie, cadde dalla sua tasca, e si appoggiò su di un ramo…in pochi istanti, come per miracolo, si innestò perfettamente su di esso, e Sean capì.
In quel preciso istante nacque un nuovo Allertato: la rosa di Shirley O’Brien portava in sé il seme lasciato dal suo assassino (no, non era caduta per caso, né quel mostro aveva commesso un errore: come vedrete, qualcuno ci aiuta, da laggiù); quel seme aveva ucciso il povero Malcolm, troppo “uomo”, troppo convinto di sé e poco preparato ad accogliere le assurdità del mondo vero, ma aveva portato il giovane Sean, uomo del tutto diverso, ad un livello di consapevolezza che gli avrebbe aperto porte inaccessibili per il resto dell’umanità, se non consideriamo gli altri sei Allertati viventi, ovviamente…

Anonimo ha detto...

In una giornata di pioggia del 1965 venne al mondo il piccolo Timmy Durrant. Per gli abitanti di Caledon, Timmy crebbe ne più ne meno come uno dei tanti bambini della cittadina nei pressi di Wisdom Fall (ricorderete certamente il nome per i gravi fatti che avvennero diversi anni prima) impegnato a dividere la sua esistenza tra la scuola, la famiglia e gli amici.
L’infanzia di Timmy non merita di essere menzionata fino all’età dell’adolescenza ma prima di avventurarci su quei fatti occorre fare chiarezza su chi fosse Timmy Durrant e la famiglia in cui visse. Il pastore James Durrant era un uomo onesto e pio, impegnato attivamente nella cura delle sue anime più che nel cercare di essere un buon genitore e questo lo portò a preferire la vita sociale rispetto a quella familiare. La signora Durrant invece, subito dopo il parto era caduta in una grave forma di depressione e per questo erano stati necessari ripetuti ricoveri in strutture specializzate senza peraltro ottenere alcun risultato. O meglio il risultato fu che Timmy crebbe in una famiglia impregnata dai rigidi dogmi protestanti del padre ma senza la guida amorevole di un genitore. Fu un’infanzia certamente impregnata di amore, buoni sentimenti e tutti quei buoni propositi che si possono immaginare espressi da un pastore, a cui però Timmy non era stato dato il piacere di accedere e questo segnò profondamente il suo cuore, prim’ancora che il suo spirito. Ciò lo portò ad interpretare il mondo attraverso un filtro tutto suo, macchiato di senso del peccato e bisogno di nuovi stimoli e determinato a colmare quell’opprimente mancanza che gli attanagliava l’anima all’interno delle pagine dei libri, di qualsiasi libro. In Timmy s’insinuò un senso di potenza irriverente rispetto a tutte le creature del mondo in quanto peccatrici e allo stesso tempo un bisogno di entrare in relazione con loro per poter espandere la sua sete di sapere. In poche parole, Timmy si sentiva diverso, superiore a tutte le altre persone di Caledon, le disprezzava per il loro necessario bisogno di amore. E poi lui si sentiva diverso anche per quei sogni così reali da farlo trasalire bagnandolo di sudore, spesso mentre era in chiesa ad assistere alla messa, altre volte mentre era di ritorno da scuola. Erano dei lampi, scene veloci che si susseguivano nella sua mente e poi quel colore rosso acceso che gli scendeva sulla vista come un velo disposto sul suo capo, e poi quelle parole e il richiamo, il bisogno di trovare qualcosa. Ma Timmy ancora non sapeva cosa.

Anonimo ha detto...

Fu l’incontro con Sean a cambiare tutto, per Timmy. Il figlio del pastore Durrant aveva 14 anni quando incontrò, sotto la pioggia, quel ragazzo molto più grande di lui. Non l’aveva mai visto prima, o comunque non aveva mai fatto caso al suo aspetto. Certo: tutti a Wisdom Fall conoscevano la vedova McAlison, tutti sapevano della morte dell’ispettore Malcolm, e Sean era per tutti “il figlio della povera vedova McAlison”. Ilo volto di Sean non era importante, non quanto il nome o la storia di suo padre. E, se pure Timmy poteva averlo visto prima, certo non vi aveva mai fatto caso.
Ho detto che Timmy “incontrò” Sean quel giorno, ma non è del tutto esatto: Timmy lo “vide”, lo “senti”. Ma non lo avrebbe incontrato che molto tempo dopo. Era un pomeriggio piovoso, sicuramente la giornata sbagliata per uscire per un adolescente. Aveva finito i compiti a casa che la signorina Drafford gli aveva dato per quel pomeriggio, aveva aiutato sua madre a riordinare la casa, ed era salito nella sua cameretta, sdraiato sul letto a osservare la pioggia. Dopo pochi minuti, aveva chiuso gli occhi... si stava addormentando, cullato dalle gocce che battevano sul vetro.
Quando udì il canto.

“Dai giorni di Shel ‘lsin, il fuoco mi chiama
Dal sonno dell’Abisso, il mio corpo ritorna”

Si svegliò di soprassalto, spaventato. Aveva udito nitidamente la voce, l’aveva udita. Ne era certo. Veniva da... da fuori, da altre la finestra? Qualcuno stava cantando sotto casa sua, nel giardino? Si levò dal letto, si portò vicino alla finestra e guardò. Un ragazzo, poteva avere 20 anni, aveva a tracolla una borsa con alcuni libri. E cantava, accanto a un roseto. Timmy ascoltò ancora il canto:

“Cerca il tuo Shynt, urla il mio nome
Dai al tuo sonno un solo risveglio”

Distratto dalle note e dalle parole, ci mise alcuni secondi prima di rendersene conto: quello non era il suo giardino. La scena che aveva davanti agli occhi non stava avvenendo fuori dalla sua finestra: non vi era mai stato un roseto nel giardino della casa dei Durrant. Chi era quel ragazzo? L’aveva già visto prima? Non gli pareva uno sconosciuto.. ma chi era?
Dalla tasca del ragazzo che cantava, scivolò qualcosa... qualcosa di luminoso... una fiammella? Ma stava piovendo, come poteva essere una fiamma? La goccia di luce cadde sul roseto, che iniziò a bruciare, incurante della pioggia, incurante del vento. Timmy vide il fuoco spargersi, sempre più velocemente, vide le fiamme alzarsi, vide il fumo nero schizzare verso il cielo. Vide le rose contorcersi nelle fiamme, piegarsi e annerire, come... come accadeva nelle illustrazioni che suo padre gli aveva fatto vedere, come nelle illustrazioni che ritraevano le anime dei peccatori all’inferno.
Ma quelle non erano persone. Erano rose. Non erano persone. Non lo erano...
Timmy urlò.

Unknown ha detto...

…Come avrete capito quella giornata di ottobre rappresentò una data molto importante, non solo per Wisdom Fall, ma per il mondo intero…cercherò di darvi in poche righe un assaggio di ciò che accadde altrove…
Iwama, prefettura di Ibaraki, Giappone – Toshiro Tanabe, 13 anni appena compiuti. Suo padre Yoshiro, e sua madre, la bellissima Shyuki Hasada, stavano curando il meraviglioso Roseto Imperiale del ricchissimo (e almeno altrettanto detestabile, per Toshiro) Yama Tsuikoma, quando una voce melodiosa, ma anche stranamente glaciale, destò improvvisamente il giovane dai suoi pensieri:
“Dai giorni di Shel‘lsin, il fuoco mi chiama / Dal sonno dell’Abisso, il mio corpo ritorna”…
Il resto del canto passò del tutto inosservato alle orecchie del ragazzo, perché in quel preciso momento le rose che i suoi genitori stavano potando con amorevole cura si animarono improvvisamente e stritolarono i due giardinieri tra le loro spire…vi risparmio la visione che purtroppo Toshiro avrebbe portato con se per tutta la vita: avrete altre occasioni per inorridire, purtroppo.

Uno sconosciuto villaggio sperduto nel profondo continente nero, in Kenya (inutile, non cercatelo nelle carte…) – Abel ‘Mbasa, 17 anni. La sua vita lo aveva portato a credere negli uomini e nel destino quanto credeva nella possibilità di vincere 5 milioni di dollari alla lotteria, e quel giorno la sua fede non avrebbe cambiato direzione, potete starne certi. Il giovane Abel, appena uscito dalla sua capanna, ormai deciso ad affidarsi alle “cure” di quel suo amico che aveva promesso di accompagnarlo gratuitamente fino alla città più vicina (il fatto che l’interesse dell’uomo verso il bel corpo del giovane Abel sembrasse qualcosa di più che una semplice “simpatia” non spaventava troppo il ragazzo…qualche piccolo sacrificio è un prezzo minimo, per la libertà..), si accorse che stava camminando in un prato fiorito…almeno quello fu ciò che gli sembrò da alcune letture che aveva appena terminato…
Mentre cercava di capire per quale oscuro motivo dei fiori fossero cresciuti in quella zona, e soprattutto IN UNA SOLA NOTTE, sentì un canto: inutile dirvi quale, e soprattutto inutile dirvi che, come Timmy e Toshiro , Abel lo riusciva a capire chiaramente, indipendentemente dalla lingua…e in quel preciso istante, al posto dell’intero villaggio, restò solo un roseto completamente bianco e un po’ di fumo.

Cherbourg, Francia – Celine Des Souroux, 19 anni. La sua vita era quella di tante studentesse francesi, classe media, genitori affettuosi, niente di più e niente di meno(…o forse no, ma non è ancora il momento per svelarvi cosa accadde nella famiglia Des Souroux una decina di anni prima).
La lezione di Algebra era decisamente più noiosa del solito, e l’unica attrazione degna di questo nome in quella classe, Mathieu Ardennes, quel giorno era a casa malato, quindi non c’era nessun motivo valido per non abbandonarsi alle fantasie: già, dovete sapere che Celine era una di quelle persone dotate di una fantasia vivida al punto di riuscire a immaginare di vivere in un mondo del tutto fantastico, ma perfettamente e meticolosamente definito, e di poterci andare in qualunque momento, semplicemente chiudendo gli occhi. Un dono di molti…O NO?! Lo scopriremo molto presto…
Appena chiusi gli occhi Celine sentì un canto melodioso ma caratterizzato da liriche piuttosto oscure ed inquietanti, che strideva con la dolcezza delle note: però, questo canto non era nella sua testa, ma reale, come era possibile che nessuno lo senta? La fanciulla aprì gli occhi, o meglio cercò di farlo: vide la classe e tutto ciò che la circondava in modo sfocato, come dietro uno schermo, dietro le palpebre. Non riusciva ad aprire gli occhi, cosa stava succedendo? In quel momento lo schermo delle palpebre si colorò di rosa, e la sua visuale si ricoprì di piccoli fiorellini variopinti: Celine non era mai stata brava in botanica, ma voi sapete a quali fiori mi riferisco, vero? In quel preciso istante Celine non era più in classe: buon per lei, perché tutto ciò che rimaneva dove poco tempo prima c’era la scuola era un cumulo di terra smossa, e un’unica piccola rosa, nera.

Oxford, Gran Bretagna – Jane Seymour, 20 anni. La vita di questa ragazza era la dimostrazione vivente che non tutte le ciambelle vengono col buco: figlia di due genitori amorevoli, aperti e molto intelligenti, presenti e premurosi, Jane fin dalla più giovane età aveva mostrato una spiccata propensione a trattare le persone intorno a lei come degli oggetti, senza curarsi minimamente di quello che le sue azioni avrebbero comportato o del dolore che avrebbe potuto generare negli altri. Non posso dire che fosse una persona cattiva (si può essere cattivi a dieci, quindici anni?), certo era una ragazza amorale, terribilmente priva di qualunque remora etica o “umana” che potesse guidare le sue azioni: sesso, furto, menzogna, abusi, niente di tutto questo aveva un significato particolare per lei, tutto ciò che poteva essere usato per raggiungere un obiettivo.
Quel fatidico giorno Jane si stava cimentando in uno dei suoi “capolavori”, il furto di cd: era una vera maestra nell’uscire dal negozio di Pierre Deverau con 5 o 6 album che poi avrebbe rivenduto ai compagni di scuola. Proprio mentre stava per uscire dal negozio sentì uno stupidissimo ragazzino cantare una stupidissima canzonetta, di quelle melodie melense e banali che piacevano tanto alle sue amiche, ma che a lei facevano veramente schifo…e poi quel testo, che idiozia!
Peccato che in quel preciso momento i cd che teneva in mano sotto la giacca la punsero…Jane, in preda all’ira per quell’evento imprevisto, li lasciò cadere a terra: non appena le copertine toccarono il suolo da esse si liberarono delle lunghissime liane spinose, che dipanandosi per tutto il locale raggiunsero le quattro persone presenti, compreso il vecchio Pierre…e la sorte che toccò loro non fu certo migliore di quella che spettò ai genitori di Toshiro Tanabe, e anche questa volta ve la risparmierò. L’unica cosa che potrebbe essere interessante ai fini del nostro “futuro” è la sorte che toccò a Jane: già, perché a differenza di altre persone che abbiamo già conosciuto lei non somparve in seguito al canto, ma fu costretta ad assistere impotente al massacro di quattro suoi concittadini, e subito dopo a vedere, in preda a un terrore atavico che le impediva qualsiasi movimento volontario, che le spine generate dai suoi cd si spingevano rapidamente verso di lei, strisciando sul pavimento freddo come dei viscidi serpenti in cerca di cibo. Quando arrivarono all’ultimo scaffale prima della porta di uscita si alzarono come quattro cobra reali ed iniziarono ad ondeggiare ipnotiche davanti agli occhi della ragazza, come nel tentativo di appropriarsi della sua attenzione più intima, di quella che voi chiamereste Anima. Jane era ormai convinta che sarebbe stata la quinta vittima: una delle liane iniziò a strisciare sul suo corpo in modo schifosamente voluttuoso, quasi sensuale, mentre le altre tre spire assistevano immobili; quando il ramo arrivò al suo viso e si avvicinò alle sue labbra, a Jane parve di sentire una voce: “Tu sarai la loro guida, li porterai dove noi vorremo, e là li perderai tutti…e noi saremo tuoi, e tu sarai nostra, sì”.
Anche gli altri rami si avvicinarono a lei, e dopo averla accarezzata, la strinsero, sempre di più, sempre di più…e poi più nulla…

Eccoci qua, quelle che speravo sarebbero state solo poche righe vi hanno presentato gli altri Allertati, anche se avremo modo di conoscerli più da vicino…come? Ah, certo, siete stati molto attenti, vi avevo detto che gli Allertati erano sette, e per ora ne abbiamo conosciuti solo sei…eh, per ora vi basti conoscere questi dati del settimo Allertato: Yin Rahoc, 750 anni, giovanissimo abitante dell’Altrodove. Di lui sentirete parlare molto presto, e devo dire che senza di lui sicuramente il mondo non sarebbe arrivato fino al 2007…
A questo punto mi sembra importante che voi sappiate cosa accadde in quell’anno e nel successivo 1960, visto che poi dovremo fare un lungo salto fino ai giorni nostri, perché credo che sia ormai giunto il momento: qualcosa si sta muovendo, e non so se avrò il tempo di dilungarmi parlandovi del passato, preferisco che voi sappiate a cosa stiamo andando incontro, cosa potrà distruggere tutto il mondo che conosciamo…ED E’ VICINO, CREDETEMI…

Anonimo ha detto...

"L’ipnosi non è una... medicina, signora Durrant. - il dottor Martin sospirò, portando lo sguardo alla parete del suo studio dove era affisso il suo attestato di laurea in Psicologia. Inspirò profondamente – Non sto sostenendo che non vi è un modo per porre fine agli incubi che agitano il sonno del suo ragazzo... è solo che non è semplice come curare una tosse, capisce?".
La donna annuì, ma il dr. Martin sapeva che l’avrebbe rivista presto: tempo un mese, forse due, e il povero Timmy si sarebbe nuovamente risvegliato nel cuore della notte urlando, in stato di shock.
La situazione andava avanti da quasi sette mesi, dall’autunno del ’79: la madre l’aveva sentito gridare in pieno pomeriggio; si era precipitata in camera sua, l’aveva trovato sdraiato sul pavimento con le mani coperte di sangue e una scheggia di vetro infilata nel palmo. Il ragazzo aveva colpito la finestra con forza, probabilmente in stato di completa incoscienza, e si era ferito alla mano. Nulla di troppo grave.... se fosse finita lì. Invece quel giorno fu l’inizio dell’inferno per il povero Timmy: i suoi sonni erano turbato da visioni mostruose, che lo lasciavano in stato di shock a volte anche per tre, quattro ore dopo il risveglio. Il ragazzo farneticava racconti insensati, parlava di una porta che si apriva da cui emergevano solo fiamme, e di tentacoli irti di spine che lo avvolgevano.

Il dott. Martin aveva nel suo archivio decine di pagine di appunti: alla facoltà di Psicologia aveva studiato come trattare i casi di sonnambulismo e gli incubi ricorrenti. Eppure, nulla pareva avere effetto col caso Durrant. Neanche esistevano, in letteratura, casi simili a quello: pareva che Timmy, in stato di incoscienza, avesse tentato due volte il suicidio, in circostanze che definire "bizzarre" sarebbe stato riduttivo: tentando di inghiottire gambi di rosa, spine comprese. Si era salvato per miracolo, nonostante le lacerazioni.
Le sedute di ipnosi non avevano dato gran esito: Timmy cadeva normalmente in trance, ma in quello stato cominciava a pronunciare suoni, forse parole, senza senso: versi cantilenanti in una lingua sibilante. Un qualcosa di simile a "selsin" era la parola che il dr. Martin gli aveva sentito ripetere più frequentemente... a volte udiva il ragazzo urlare forte una parola, "yn" o "yin"... il tono di voce era quello di un richiamo: Timmy "chiamava" questa cosa, questo "yin"... ma a che cosa si stava riferendo? Schizofrenia, era la risposta più probabile.
Chiuse il bloc notes, aprì la agenda: nessun altro appuntamento, per quel pomeriggio. Si adagiò sulla sedia, sfogliando il giornale distrattamente. Saltò le pagine della cronaca senza nemmeno leggere i titoli... un trafiletto colpì la sua attenzione. Non seppe mai spiegarsi perché. Non era una notizia locale.

"CLAMOROSO! – Equipe di esploratori rinviene una rosa fra i ghiacci dell’Antartico – Squadra di botanici esaminerà l’incredibile ritrovamento"